Ipoparatiroidismo: sintomi, cause, terapia, cosa mangiare e evitare nella dieta

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Scritto Da Maria Di Bianco
Classe ’91, originaria di Tramonti, in Costiera Amalfitana. Laureata con lode in Tecniche Erboristiche all’Università degli Studi di Salerno (esperta quindi di salute e rimedi naturali). Laureata alla magistrale con lode in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione umana presso la Seconda Università di Napoli.

Ipoparatiroidismo: sintomi, cause, terapia, dieta settimanale, cosa mangiare e evitare

L’ipoparatiroidismo è una patologia rara ma significativa, legata a una ridotta produzione dell’ormone paratiroideo (PTH) da parte delle ghiandole paratiroidi. Questo ormone è fondamentale per il metabolismo del calcio e del fosforo, perciò la sua carenza provoca alterazioni nei livelli di calcio nel sangue (ipocalcemia), con conseguenze anche gravi se non gestite correttamente.

Capire quali sono i sintomi, quali cause possono scatenare la malattia, come affrontarla dal punto di vista terapeutico e soprattutto quale alimentazione seguire, è essenziale per chi ne soffre.

Sintomi dell’ipoparatiroidismo

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I sintomi possono variare in intensità e manifestarsi in modo più o meno evidente, ma i più comuni sono:

  • Crampi muscolari

  • Parestesie (formicolii, intorpidimento, soprattutto a mani, piedi e viso)

  • Spasmi muscolari (tetania)

  • Debolezza generale

  • Affaticamento

  • Depressione o sbalzi d’umore

  • Unghie e capelli fragili

  • Convulsioni nei casi più gravi

La sintomatologia è principalmente dovuta all’ipocalcemia, cioè alla carenza di calcio nel sangue.

Cause dell’ipoparatiroidismo

Le principali cause dell’ipoparatiroidismo sono:

  • Interventi chirurgici alla tiroide (la più comune): l’asportazione accidentale delle paratiroidi durante un’operazione alla tiroide o al collo può provocarne il danneggiamento.

  • Malattie autoimmuni che attaccano le ghiandole paratiroidee

  • Disordini genetici (ipoparatiroidismo congenito)

  • Infezioni gravi o infiammazioni

  • Bassi livelli di magnesio, che possono interferire con la secrezione del PTH

Terapia dell’ipoparatiroidismo

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Il trattamento mira a ripristinare i livelli normali di calcio e fosforo nel sangue e mantenere il paziente in condizioni stabili nel lungo periodo. Le principali opzioni terapeutiche includono:

  • Integratori di calcio (carbonato o citrato di calcio)

  • Vitamina D attiva (calcitriolo) per favorire l’assorbimento intestinale del calcio

  • Supplementazione di magnesio, se carente

  • In alcuni casi, terapia sostitutiva con ormone paratiroideo sintetico (PTH 1-84)

Il monitoraggio costante dei livelli ematici di calcio, fosforo e magnesio è fondamentale per adattare la terapia e prevenire complicanze.

Alimentazione e ipoparatiroidismo: cosa mangiare

Una corretta alimentazione può aiutare a mantenere l’equilibrio minerale, supportando la terapia. La dieta deve:

  • Essere ricca di calcio

  • Limitare il fosforo, che in eccesso può aggravare la condizione

  • Prevedere un adeguato apporto di magnesio

  • Favorire l’assorbimento della vitamina D, essenziale per il metabolismo del calcio

Alimenti consigliati

  • Latticini magri: latte, yogurt naturale, formaggi freschi a basso contenuto di fosforo

  • Verdure a foglia verde: cavolo riccio, broccoli, cicoria

  • Pesce azzurro (sgombro, sardine, salmone) in quantità moderate

  • Legumi (in quantità controllate)

  • Mandorle, semi di sesamo (ottime fonti di calcio vegetale)

  • Acqua ricca di calcio (oltre 150 mg/l)

Alimenti da evitare

  • Formaggi stagionati e ricchi di fosforo

  • Bibite gassate e cola (contengono fosfati)

  • Insaccati e carni conservate

  • Alimenti ultra-processati con additivi ricchi di fosforo

  • Cioccolato, alcol, caffè in eccesso

L’ipoparatiroidismo è una patologia da non sottovalutare, ma con il giusto approccio medico e nutrizionale può essere tenuto sotto controllo in modo efficace. Una dieta equilibrata, ricca di calcio e povera di fosforo, associata alla corretta integrazione, è uno strumento fondamentale per il benessere quotidiano. Affidarsi sempre al parere di un medico o nutrizionista è la chiave per una gestione personalizzata e sicura.

Fonti:

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