Parkinson: sintomi iniziali e finali della malattia, test, rimedi e come si cura?

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Scritto Da Maria Di Bianco
Classe ’91, originaria di Tramonti, in Costiera Amalfitana. Laureata con lode in Tecniche Erboristiche all’Università degli Studi di Salerno (esperta quindi di salute e rimedi naturali). Laureata alla magistrale con lode in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione umana presso la Seconda Università di Napoli.

Parkinson: sintomi iniziali e finali della malattia, test, rimedi, come si cura?

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce il sistema nervoso centrale, compromettendo il controllo dei movimenti. Colpisce prevalentemente persone sopra i 60 anni, ma può manifestarsi anche in età più giovane (Parkinson giovanile). Comprendere i sintomi, l’evoluzione della malattia, gli strumenti diagnostici e i trattamenti disponibili è essenziale per affrontare questa condizione con consapevolezza.

Sintomi iniziali del Parkinson

Parkinson

I sintomi iniziali sono spesso subdoli e possono essere confusi con normali segni dell’invecchiamento. Tuttavia, riconoscerli precocemente è fondamentale per iniziare subito il trattamento.

  • Tremore a riposo: solitamente alla mano o alle dita, spesso unilaterale all’inizio

  • Rigidità muscolare: sensazione di tensione o indurimento, soprattutto a spalle e braccia

  • Lentezza nei movimenti (bradicinesia): difficoltà a iniziare o completare movimenti semplici

  • Alterazione della scrittura: micrografia (scrittura più piccola e illeggibile)

  • Instabilità posturale leggera: difficoltà a mantenere l’equilibrio

  • Riduzione delle espressioni facciali (facies amimica)

  • Voce bassa o monotona

  • Disturbi del sonno, dell’umore o dell’olfatto: a volte precedono i sintomi motori

Spesso questi segnali sono intermittenti e di bassa intensità, ma è importante non sottovalutarli, soprattutto se si presentano in combinazione.

Sintomi finali e avanzati

Nelle fasi più avanzate, il Parkinson può compromettere in modo significativo la qualità della vita, con sintomi sia motori che non motori:

  • Grave rigidità e blocco motorio: difficoltà a camminare o a muoversi autonomamente

  • Cadute frequenti e problemi di equilibrio

  • Difficoltà nella deglutizione e nella parola

  • Demotivazione e decadimento cognitivo (simile a una forma di demenza)

  • Disturbi urinari, intestinali e della pressione arteriosa

  • Allucinazioni o deliri, spesso legati a farmaci dopaminergici

In questa fase, la persona può diventare totalmente dipendente nell’esecuzione delle attività quotidiane.

Come si diagnostica il Parkinson: test e strumenti

Parkinson

La diagnosi è clinica, basata sull’osservazione dei sintomi e sulla valutazione neurologica. Non esiste un test unico definitivo, ma ci sono strumenti di supporto:

  • Visita neurologica specializzata: il medico valuta rigidità, tremore, lentezza motoria e altri segni

  • Test di risposta alla levodopa: miglioramento dei sintomi dopo somministrazione del farmaco

  • Risonanza magnetica cerebrale: utile per escludere altre patologie

  • SPECT o PET cerebrali (scansioni con traccianti specifici): possono evidenziare alterazioni nel sistema dopaminergico

  • Esami cognitivi e neuropsicologici, soprattutto nelle fasi avanzate

Una diagnosi precoce permette di pianificare meglio il trattamento e rallentare la progressione.

Rimedi e terapie disponibili

Attualmente non esiste una cura definitiva per il Parkinson, ma diverse terapie permettono di controllare i sintomi e migliorare la qualità della vita:

  • Farmaci dopaminergici: il più usato è la levodopa, spesso combinata con carbidopa. Altri includono agonisti dopaminergici e inibitori delle MAO-B.

  • Fisioterapia e riabilitazione motoria: essenziale per mantenere forza, equilibrio e mobilità

  • Logopedia: utile per migliorare la voce e la deglutizione

  • Dieta equilibrata e attività fisica regolare

  • Supporto psicologico: per affrontare ansia, depressione o cambiamenti cognitivi

Terapie avanzate

Nei casi in cui i farmaci non sono più efficaci, si può valutare l’uso di:

  • Stimolazione cerebrale profonda (DBS): impianto di elettrodi nel cervello per modulare l’attività neuronale

  • Pompe per infusione continua di levodopa o apomorfina

  • Terapie sperimentali, come cellule staminali o terapie geniche, attualmente in fase di studio

La gestione del Parkinson richiede un approccio multidisciplinare e personalizzato, che coinvolga neurologi, fisioterapisti, nutrizionisti, psicologi e caregiver.

Affrontare il Parkinson con tempestività, informazione e il giusto supporto può fare una grande differenza nel percorso della malattia. Sebbene al momento non sia curabile in senso definitivo, le terapie attuali permettono a molti pazienti di vivere una vita attiva e dignitosa per diversi anni. La ricerca è in continua evoluzione e offre nuove speranze per il futuro.

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