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max
Registrato: Apr 26, 2003 Messaggi: 1902 | Inviato: 2005-01-26 15:37  
Zac dice:"Ho sempre detto che ci sono persone che hanno trovato la loro "malattia" e non ne vogliono uscire, altri che si sbattono una vita e poi appena si calmano ne escono, altri che non riescono ad uscirne perchè è troppo duro farlo ecc"---->Uno che trova la sua "malattia" e non ne vuole uscire ha altri problemi da risolvere,uno che non riesce ad uscirne perchè è troppo duro farlo...è molto,molto più duro vivere in quello stato che uscirne,anche se uscirne può voler dire fare dei sacrifici per qualche mese,e si parla di mesi,non di tutta la vita.
 
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Zac
Registrato: Apr 07, 2003 Messaggi: 912 Località: Piacenza
| Inviato: 2005-01-26 21:49  
Infatti Max, molte volte il problema non è la malattia "secondaria" ma quella primaria.
A star male ci si guadagna molte volte, ora non lapidatemi come avrei fatto io la prima volta che lo psic mi ha detto questo, ma pensiamoci un attimo, non tutte le malattie ovviamente !! non capiamo male.
Per 18 anni sono stato in un sito/forum/chat di dappati, DAP, disturbo da attacchi di panico, perchè io ero classificato cosi, soggetto ansioso con DAP.
Ebbene, in quel sito c' era parecchia gente con i miei stessi sintomi o quasi, con altre fobie incredibili ecc.. ma NON volevano andare da specialisti o in centri dove poteva venir scoperto quello che avevano, perchè stavano "bene" cosi, o meglio, stavano male cosi, perchè era sempre meglio quello che NON AVER PIU' SCUSE per star bene, cioè prendersi le responsabilità della vita, analizzando a fondo alcuni erano scappati dalla loro realtà perchè dovevano affrontare molti problemi da parte della famiglia o del lavoro, compiere delle scelte ecc.. cose che erano peggio della malattia.
Questa cosa va analizzata caso per caso, siamo tutti diversi nelle nostre malattie e nelle nostre guarigiono, e come dice Mira, è un percorso di vita, aiutato da terapie, e con più tempo passa con più la cosa si cronicizza. Non basta qlc mese per uscirne, almeno se non si è nei primi anni del problema, ma poi chiedete a chi ne è uscito cos'è la "paura di vivere" questa si che dura qualche mese ma poi ci si prende ancora gusto a vivere, eccome
Ripeto, questo vale solo per alcuni casi, vale per chi non ha "solo" una malattia reale, senza complicazioni psicologiche, ne prima ne durante la malattia, molte volte Max è peggio la vita della malattia, pensiamoci.
Mi sono spiegato da cani, sorry, non sono uno psic ne un narratore.
Zac
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-27 00:06  
si chiamano "vantaggi secondari di un comportamento aberrante"
vantaggi secondari, come avere la scusa per non confrontarsi con le proprie (vere o presunte) incapacità
 
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Lucy
Registrato: Nov 23, 2004 Messaggi: 248 Località: nord-est
| Inviato: 2005-01-27 09:09  
scusate, ragazzi, ma pretendere di essere "compresi" per la propria malattia e non "comprendere" quelle degli altri mi sembra un pò crudele (credo che nessuno stia bene malato)
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-27 10:17  
cara Lucy
Sì, qualcuno sta bene malato
è un fenomeno largamente studiato
così come ci sono donne maltrattate che non se ne vanno e non denunciano il marito. Perchè?
Si chiama anche "sindrome della gamba di legno"
sono due malattie, in realtà, una fisica (quale che sia) e una psicologica-relazionale:
..."Ho una gamba di legno, sono tanto malato, cosa pretendete da me?"...
delle due, la patologia psicologica è la più terribile, perché è per lo più inconsapevole e non consente di uscire dalla prima
baci
(P.S. Analizzare significa proprio "comprendere", senza falsi pietismi, ma con vera solidarietà umana)
 
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Lucy
Registrato: Nov 23, 2004 Messaggi: 248 Località: nord-est
| Inviato: 2005-01-27 10:49  
Una gamba di legno è un problema relativo, a volte si pretende autonomia e autosufficienza anche da persone affette da gravi danni e malattie fisiche e mentali (sclerosi,Parkinson,Alzaimer ecc.)per non doversene occupare
 
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Daniela
Registrato: Mar 11, 2003 Messaggi: 1529 | Inviato: 2005-01-27 11:25  
Questo discorso ha "infinite sfumature"...spesso la difficoltà ad uscirne è dovuta ad una Non Comprensione di tutto un'insieme di cose; e anche chi usa la malattia per fuggire ad un reltà che non piace o da se stesso non significa che stia sempre bene in quella situazione e magari nel tempo se ha una comprensione diversa di se stesso e della realtà che lo circonda; allora trova la forza di uscire dalla malattia in cui si è rifugiato e così rifarsi una nuova vita.
Ho conosciuto persone che nella malattia pretendevano da altre...e persone come dice Lucy che pretendevano da persone malate.
Concordo con tutti i discorsi...ma la persona che rimane chiusa nella sua malattia; ha senz'altro un'esistenza più Sofferta.
Baci
Dany.
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-27 11:52  
quello di cui parlavo io (e anche Zac) è una situazione "patologica", dalla quale non si esce se non con una psicoterapia e raramente anche con quella
"gamba di legno" è solo il nome della sindrome, ma può trattarsi di qualunque malattia, o menomazione o difficoltà relazionale o esistenziale
(cfr. Eric Berne, Analisi transazionale e psicoterapia; Eric Berne, A che gioco giochiamo)
è tipico il caso della donna maltrattata, come dicevo, che continua a lasciarsi maltrattare perché crede di non avere scampo e che il mondo al di fuori delle sue mura domestiche sia troppo difficile e spaventoso per lei, al punto da indurla a sopportare qualunque cosa
di fianco a me, per un paio di anni, ha abitato una coppia di giovanissimi (lei 18 anni, lui 20). lui la picchiava a sangue, gli urli e i lamenti si sentivano dal 5° piano fino al cortile, e questo ogni giorno
abbiamo telefonato cento volte alla polizia e ai centri specializzati, tutti ci hanno risposto che se non era lei che denunciava la situazione nessuno poteva fere nulla
e lei continuava a uscire di casa, coi suoi occhiali scuri per coprire i lividi. andava a fare la spesa, ma i due passi in più per arrivare al commissariato non li ha fatti mai.
Ugualmente ci sono persone che soffrono di malattie fisiche e non fanno nulla (come diceva Zac) per guarire, perché poi non potrebbero più dire "povero me, sono malato, non chiedetemi niente"
Però, cara Lucy, sono solo questioni astratte, vere ma astratte, perché dall'esterno (a parte la situazione della donna maltrattata, che è evidente) non si può mai dire quale sia il grado di sofferenza delle persone e quante siano le cose che ciascuno potrebbe fare per migliorare il proprio stato
perciò, anzitutto, solidarietà per tutti, giustamente. si tratta solo di riflettere per noi e evitare, noi, di cadere nella trappola dell'autocommiserazione
si può stare male, ma la qualità della vita è fatta di tante cose, anche di speranza, e chi si pone nella situazione della "gamba di legno" la speranza la abbandona a priori
certamente, per dirla con Daniela, ci sono cose che nel tempo possono cambiare, fortunatamente a volte si matura al punto da raggiungere una consapevolezza e iniziare a cercare l'uscita
e Zac voleva soltanto questo, io credo, portare alla luce il problema, proprio per raggiungere NOI quella consapevolezza che auspica Daniela e non smettere mai di cercare una vita migliore
un bacio a tutti
[ Questo messaggio è stato modificato da: nat49 il 2005-01-27 13:10 ]
 
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Zac
Registrato: Apr 07, 2003 Messaggi: 912 Località: Piacenza
| Inviato: 2005-01-27 22:06  
Grazie Natalia,
ti sei espressa meglio di me, non riesco mai a espimere bene un concetto cosi ampio e delicato.
E' una delle tante realtà, infatti stavo defenestrando lo psic che mi aveva detto "..ha mai pensato ai vantaggi dello star male ?.." solo dopo, quando ero un po' più lucido ho capito, anche se alla fine, dopo qlc anno, ha dedotto che non era il mio caso. quindi non voglio dere che la metà di quelli che stanno male lo fanno per scansare problemi, senza accorgersene ovvio, il nostro sistema di difesa psicologico è incredibile.
Per quanto riguarda lo stimolare chi ha una malattia "pesante" va bene, gli stimoli "dolci" di vita fanno bene, ma accanirsi in questa direzione è terribile.
Zac
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-27 22:58  
quello che conta sono le "autostimolazioni"
ognuno conosce la propria sofferenza, il proprio reagire e i propri limiti
nessuno dall'esterno può dettare regole o dire dove ciascuno può arrivare
la linea rossa è personale, la vediamo solo noi
ma vediamola! e andiamo costantemente in quella direzione!
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-27 23:02  
Caro Zac, ci siamo passati tutti, credo
pure io ...
 
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Lucy
Registrato: Nov 23, 2004 Messaggi: 248 Località: nord-est
| Inviato: 2005-01-28 10:38  
Carissimi, non volevo polemizzare ma, avendo avuto contatti(fin da giovanissima) con persone in condizioni molto gravi ho per loro la massima "comprensione" perchè "vivono come possono" (non come vogliono)e credo che questo si debba applicare a "qualunque" malattia (fisica, mentale, psicologica):ricordiamoci come stavamo noi nei momenti "peggiori"........Riguardo la diciottenne "pestata a sangue" credo fosse ormai in uno stato di "sudditanza psicologica" tale da non essere in grado di reagire (non dimentichiamoci che le donne che si ribellano ai maltrattamenti vengono picchiate ancora più duramente e a volte uccise) Una società che si "ritiene" civile dovrebbe farsi carico di un caso come questo .....e anche di tanti altri......(vi ricordate ad esempio la bambina maltrattata e morta di stenti ) Avrei preferito non dover parlare di questo ......ma non sempre le persone possono scegliere di "guarire" e vivere bene.......Con immutato affetto Lucy
 
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stregatta
Registrato: Jun 26, 2003 Messaggi: 3782 Località: Bergamo
| Inviato: 2005-01-28 11:56  
Ottime riflessioni cara Lucy e perfette considerazioni su quanto accade spesso intorno a noi;
fatti e realtà dolorisissimi di cui non immaginiamo nemmeno l'esistenza.........R.
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-28 13:54  
Cara Lucy
infatti, proprio di "sudditanza psicologica" si stava parlando, non di sudditanza reale. Non oggi, non a Milano. Non per chi chiede spontaneamente aiuto e protezione. Esistono centri apposta.
Ma appunto, se non si prova ad uscire dalla propria schiavitù (che sia di un marito violento o di una malattia, come si può e per quanto è possibile), porteremo il burka a vita.
[ Questo messaggio è stato modificato da: nat49 il 2005-01-28 13:57 ]
 
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nat49
Registrato: Sep 19, 2004 Messaggi: 778 | Inviato: 2005-01-29 18:51  
Lucy carissima,
una società che si ritiene civile può fare molte cose, ma altre non le può fare ...
nel caso di quella ragazza, pensi che non abbiamo fatto niente?
decine di chiamate alla polizia, decine di chiamate al "telefono rosa", "mondo donna" ecc., mio marito è andato a litigare (il tipo era un energumeno palestrato), la figlia della portinaia dal cortile spesso urlava "vieni giù brutto str... e prenditela con me!", io ho fatto decine di petizioni, decine di appelli all'amministratore, al condominio, nessuno in quel momento ha pensato "peggio per lei, è lei che se lo vuole", te l'assicuro. Però nessuno firmava le petizioni, non so perché, credo che un po' tutti avessero paura.
E la risposta della polizia (e degli altri) era sempre la stessa: se non è lei a ribellarsi, noi non possiamo fare niente. Incredibile ma è così. Dunque non si tratta, come vedi, di non vedere il dolore degli altri ma della pratica impossibilità di aiutare chi non cerca aiuto.
La storia, quella volta, si è conclusa in un modo incredibile. Mi è venuto in mente di fare un'ulteriore petizione al condominio puntando sul "valore" delle case. Ho spiegato che gli urli del tipo e i lamenti di lei comportavano un degrado, che gli altri appartamenti avrebbero perso di valore. Questa cosa è incredibile. Hanno subito firmato tutti. E loro sono stati costretti ad abbassare la voce.
Ma abitavano a un passo da noi, dalle finestre si sentivano orribili bisbigli, forse ancora più devastanti e crudeli ... avevamo il cuore spezzato!
cara Lucy, nessuno ha mai parlato di non comprendere o sottovalutare il dolore degli altri.
Sia io che Zac parlavamo per noi stessi, per imparare a distinguere NOI nel profondo del nostro cuore i riflessi VERI della malattia e gli alibi NON VERI che a volte mettiamo in mezzo e che non ci fanno andare lontano.
Solo per noi stessi, ciascuno con la propria coscienza e guardandosi allo specchio. Solo per riuscire a fare i conti con tutti i moti interni del NOSTRO animo e vivere, magari non bene, ma un po' meglio, per quello che si può.
MAI, MAI E POI MAI per giudicare qualcun altro.
un bacio
[ Questo messaggio è stato modificato da: nat49 il 2005-01-29 19:20 ]
 
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